Articolo pubblicato sulla rivista “Fotografare” (ottobre 2015) – Intervista ad un fotografo
Elio Carchidi ci racconta i suoi ritratti di gente che conta: sportivi, attori, modelle, tutti con il suo taglio unico.
Come ti sei avvicinato alla fotografia?
Ho iniziato da bambino, un po’ come tutti, emulando mio padre.
Mio padre era un medico legale ed io lo vedevo usare la sua reflex Praktica con obiettivi intercambiabili per documentare le sue esperienze di lavoro e per fotografare le piante delle quali era un gran conoscitore.
Tutto questo mi affascinava, mi chiedevo come poteva uno strumento meccanico “fermare il tempo”, documentarlo. Avevo circa 8 anni quando ho fatto questa scoperta e ricordo perfettamente quel momento perché c’è una foto che lo testimonia: io con la macchina fotografica di mio padre attaccata al collo in mezzo al bosco a fotografare i fiori.
Me ne sono innamorato subito della fotografia.
Oltretutto, da miope quale ero (e sono), avevo ben realizzato che quell’aggeggio mi sarebbe stato molto d’aiuto anche in futuro per farmi guardare il mondo più da vicino.
Tra i personaggi noti al pubblico ritratti da Carchidi, in questa pagina Claudia Koll e Kaspar Capparoni. A pagina 76, Amanda Lear e Pierluigi Collina. A pagina 77, Biagio Izzo. Dice Carchidi. “A me piace fotografare la gente, sia che si tratti di celebrità o che si tratti di gente comune”. Intervista ad un fotografo, fotografare ottobre 2015
Qual è stato il tuo primo apparecchio fotografico?
Una Nikkormat FT nuova di zecca corredata con ottiche originali 50, 28 e 135mm. Approfittando della passione di mio padre non era stato difficile convincerlo a comprarmi una macchina fotografica tutta per me.
Siamo a cavallo degli anni ‘60 e la Nikon segnava un’epoca con la sua NikonF corredata di Photomic. Qualche anno dopo fu quello il secondo passo.
Ovviamente le “dritte” per un buon acquisto le attingevo da fotografare, che rappresentava una delle mie letture preferite. Conservo ancora molte copie della rivista negli scaffali della mia casa di famiglia.
In che modo hai appreso la tecnica? Hai iniziato in analogico?
Ovviamente sì: quando avevo circa 10 anni (siamo nel 1968) e mi appassionavo alla fotografia non c’era un altro modo di fare foto se non con strumenti analogici.
Ho iniziato a capire qualcosa della fotografia mettendo in pratica alcuni “trucchetti” che leggevo sui giornali come il vostro, o attingendo ai suggerimenti che mi davano persone molto più esperte di me.
Un suggerimento che ricordo essermi stato veramente utile e che tuttora impiego in caso di “emergenza” fu quello che mi diede un bravo fotografo del mio paese, Giuseppe Calabretta: si trattava della “regola del 16”, una regola ancora valida che funziona così:
il tempo di esposizione viene fissato al numero più prossimo al valore ASA [= ISO] della pellicola utilizzata (125 ASA = 1/125sec) per poi impostare [CONTINUA…]
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